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ROMENA

 

 

Li ruscelletti che d’i verdi colli

del Casentin discendon giuso in Arno,

faccendo i lor canali freddi e molli,

 

sempre mi stanno innanzi, e non indarno,

ché l’imagine lor vie più m’asciuga

che ’l male ond’io nel volto mi discarno.

(If., canto XXX)

 

Ivi e' Romena la' dov'io falsai

la lega suggellata del Batista;

per ch' io il corpo su arso lasciai

 

Ma s' io vedessi qui l' anima trista

di Guido o d' Alessandro o di lor frate,

per Fonte Branda non darei la vista

(If., canto XXX)

Ci troviamo nel comune di Pratovecchio (AR) al centro di una bellissima campagna a cui fanno da contorno le vette dell'Appennino. Il toponimo Romena deriva probabilmente dall'etrusco "Ormena" facendo risalire insediamenti umani in questo sito già in quell'epoca, tesi avvalorata anche dal ritrovamento di frammenti di vasi e di utensili domestici venuti alla luce durante alcuni scavi.

In zona esiste una pieve tra le più conosciute del Casentino e un castello dall'importante storia. La pieve di San Pietro di Romena è sicuramente uno dei più interessanti edifici romanici del Casentino.

Fu costruita alla metà del XII secolo sui resti di una precedente chiesa dell'ottavo secolo, visibili sotto il presbiterio. Sulla sinistra si eleva il campanile dalla struttura massiccia.

Sul retro troviamo l'abside a due ordini di arcate con finestre bifore e una trifora. La struttura è basilicale, a tre navate, sorretta da colonne monolitiche di macigno ornate da capitelli di pregevole fattura, con fogliami e figure esoteriche.

Il soffitto è a travatura scoperta. Il presbiterio risulta rialzato rispetto alle navate.

Su un poggio nelle vicinanze, in posizione dominante sia sul paese di Pratovecchio che sulla vallata del Casentino, sorge il castello di Romena, ricco di memorie storiche. Il castello fu eretto intorno all'anno Mille per volontà del Conte Alberto da Spoleto che all'epoca aveva esteso il suo potere a tutto il Casentino.

A seguito di matrimoni tra nobili ebbe origine la casata dei conti Guidi e Romena diventò una delle principali sedi fortificate della famiglia.

In questo castello ebbe la propria sede il ramo dei Guidi di Romena il cui capostipite fu Aghinolfo, che ebbe in feudo il castello con tutto il territorio attiguo. I Guidi erano divisi tra Guelfi e Ghibellini e a Romena si consumarono molteplici faide fra i vari rami della famiglia.

La fama del castello giunse fino a Dante che lo descrisse nel XXX Canto dell’Inferno, nell’episodio di Mastro Adamo, che pagò con la vita l’aver falsificato, per conto dei Guidi, i fiorini di Firenze.

Anche Romena, nel 1357 finì tra i possedimenti di Firenze come tanti altri centri della zona. I fiorentini comprarono il castello per l'ingente cifra di 9000 fiorini d'oro, giustificata dalle dimensioni della fortezza che all'epoca aveva una triplice cinta di mura difese da quattordici torri.

Dopo un passato di gloria Romena perse importanza e, ormai ridotto a rudere, fu acquistato nel XVIII secolo dai Goretti-Flamini, cui appartiene tutt'oggi. 

Oggi restano in piedi tre torri e parte delle mura, che lo rendono tuttora splendido e imponente. Sono ancora visibili il ponte levatoio, il mastio, le prigioni e il cammino di ronda.

Nel 1902, in questo luogo pieno di fascino, soggiornò Gabriele d'Annunzio che vi trasse ispirazione per scrivere il terzo libro delle Laudi in cui celebrò il Casentino.

 

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