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RIMINI

 

Noi leggiavamo un giorno per diletto

di Lancialotto come amor lo strinse;

soli eravamo e sanza alcun sospetto.

 

Per più fiate li occhi ci sospinse

quella lettura, e scolorocci il viso;

ma solo un punto fu quel che ci vinse.

 

Quando leggemmo il disiato riso

esser basciato da cotanto amante,

questi, che mai da me non fia diviso,

 

la bocca mi basciò tutto tremante.

Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse:

quel giorno più non vi leggemmo avante».

 

Mentre che l’uno spirto questo disse,

l’altro piangea; sì che di pietade

io venni men così com’io morisse.

E caddi come corpo morto cade

(If., canto V)

Area di vacanza per eccellenza, Rimini vanta una lunga tradizione turistica. Fu infatti a Rimini che venne inaugurato, nel 1843, il primo stabilimento balneare in Italia. Da allora, attraverso gli anni, questa vocazione dell'ospitalità si diffuse da Rimini lungo tutta la costa, da Riccione a Cattolica, da Bellaria a Misano.

Rimini ha registrato anche una progressiva valorizzazione turistica del proprio entroterra che per le sue bellezze naturali, le attrattive storiche e le tradizioni artigianali e gastronomiche offre una valida integrazione della vacanza balneare. 

Questa terra è poi ricca di reliquie del passato, memoria di una storia antica che risale all'antica Roma.

Città etrusca e celta, colonia di diritto latino dell'anno 268 a.C., municipio imperiale all'epoca di Augusto, Rimini fu dotata di splendidi monumenti. Più tardi, durante il Rinascimento, fu capitale della Signoria dei Malatesta e conobbe gli splendori di una corte magnifica e la presenza di architetti, pittori e scultori fra i più famosi d'Italia. L'Arco di Augusto e il Ponte di Tiberio (entrambi di epoca romana, segnano la fine della via flaminia il primo e l'inizio della via Emilia il secondo), il Tempio Malatestiano e la Rocca di Sigismondo, e i numerosi castelli e le antiche chiese sorti sulle colline dell'entroterra, rappresentano un patriminio artistico e culturale che vale la pena conoscere.

Particolare attenzione merita il Tempio Malatestiano, una delle più importanti opere del Rinascimento Italiano: costruito nel 1450 su progetto del grande architetto umanista Leon Battista Alberti, è un luogo di fascino dove si mescolano iconografia pagana e cristiana, con opere di Agostino di Duccio e Matteo de Pasti. Piero della Francesca ha ritratto in affresco Sigismondo Malatesta inginocchiato davanti a San Sigismondo. Nell’abside, il crocifisso di Giotto. Il Tempio, nei suoi fregi ornamentali, ricorda la storia dell’amore fra Sigismondo e Isotta degli Atti, entrambi sepolti nella chiesa. 

Un'altra chiesa di rilievo è Sant'Agostino, una delle più grandi di Rimini, che conserva nell’abside le maggiori testimonianze della Scuola pittorica riminese del Trecento, uno dei movimenti artistici più importanti di quel periodo nell’Italia settentrionale, influenzato dal passaggio di Giotto. Del Castel Sismondo, costruito nel Quattrocento da Sigismondo Pandolfo Malatesta con la collaborazione del Brunelleschi, rimane l'imponente nucleo centrale di recente restaurato e destinato ad esposizioni d’arte. Il castello fu concepito sia come palazzo che come fortezza, degna sede per una corte coltissima e segno di potere e di supremazia sulla città. 

Da non perdere: il Museo della città che custodisce il passato di Rimini e del suo territorio, dalla formazione geologica ai nostri giorni, attraverso millecinquecento opere e testimonianze di contemporanei tra cui Federico Fellini, René Gruau, ecc...; a due passi dal Museo, è stata recentemente portata alla luce un’abitazione dall’età romana denominata Domus del chirurgo, una piccola Pompei con i suoi splendidi mosaici ed un eccezionale corredo chirurgico-farmaceutico, considerato il più ricco al mondo giunto dall'antichità.

 

Per gli amanti di Federico Fellini, nato a rimini nel 1920, non può mancare una visita al cimitero della città: qui una tomba monumentale realizzata da Arnaldo Pomodoro ricorda la figura del regista e della moglie Giulietta Masina.

Consigliamo anche una passeggiata nel caratteristico Borgo San Giuliano, ricco di trattorie e locande, dove è possibile ammirare una serie di murales dedicati al regista.

 

Dante e Rimini

La Rimini che Dante delinea nell'Inferno è una Rimini dove domina la violenza e la prepotenza dei Malatesta. Sono tre gli episodi descritti che si articolano in un crescendo di tragicità: in primo luogo la soppressione violenta compiuta da Gianciotto Malatesta per vendicare il duplice tradimento subìto, del fratello Paolo e della consorte Francesca da Polenta, divenuta così la Francesca da Rimini della tradizione letteraria; un dramma passionale che Dante ci descrive nel V canto dell'inferno, che però ha i suoi risvolti politici visto che il matrimonio fu costruito a tavolino per creare un'alleanza tra la famiglia dei Da Polenta (Ravenna) e i Malatesta (Rimini).

Il secondo episodio riguarda Malatesta da Verucchio e il figlio Malatestino: Il cinismo e l'efferatezza che dimostrano nell'uccidere il capo ghibellino Montagna dai Parcitadi (emblema delle forze comunali riminesi), vengono descritti nell'ottava bolgia infernale, nel canto di Guido da Montefeltro e dei consiglieri fraudolenti: E 'l mastin vecchio e 'l nuovo da Verrucchio / che fecer di Montagna il mal governo, / là dove soglion fan d'i. denti succhio (If XXVII 46-48). In questi versi Dante allude alla strage che padre e figlio Malatesta fecero dei ghibellini riminesi, inaugurando un periodo di vera e propria tirannide sulla città.

Anche il terzo episodio è caratterizzato da un nuovo atto proditorio dei Malatesta: il protagonista è Malatestino che fa uccidere, dopo un convegno tenutosi a cattolica nei primi anni del 1300, Guido del Cassero e Angiolello da Carignano, le due figure più rappresentative del comune fanese. Malatestino li farà affogare al largo del promontorio di Focara da suoi sicari sulla via del loro rientro in patria. Il potere dei Malatesta dunque si espanderà, anche se con l'aiuto della violenza, e Rimini diverrà il centro di una Signoria territoriale a carattere interregionale (inclusi i territori di Fano).

Nel Purgatorio Dante cambia i toni e pensa alla Rimini del passato: in alcune terzine fa riferimento al "buon tempo antico". Nel Paradiso invece mancano riferimenti alla città.

 

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