RAVENNA
Siede la terra dove nata fui
su la marina dove ’l Po discende
per aver pace co’ seguaci sui.
(If., canto V)
Ravenna sta come stata è molt’anni:
l’aguglia da Polenta la si cova,
(If., canto XXVII)
Tal qual di ramo in ramo si raccoglie
per la pineta in su 'l lito di Chiassi,
quand'Eolo Scirocco fuor discioglie
(Pg., canto XXVIII)
![]() Galla Placidia, interno del Mausoleo |
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![]() Galla Placidia, interno del Mausoleo |
![]() Tomba di Dante |
![]() Il Sepolcro di Dante |
![]() Basilica di San Francesco |
![]() Basilica di San Vitale |
![]() Basilic di San Vitale, interno |
![]() Biblioteca Classense |
![]() Sant'Apollinare Nuovo, interno |
![]() Sant'Apollinare Nuovo, mosaici |
![]() Battistero Neoniano, interno |
![]() Museo Dantesco, corte interna |
![]() Museo Dantesco |
![]() Museo Arcivescovile |
![]() Una sala del Museo Arcivescovile |
![]() Basilica di Santa Maria in Porto |
![]() Sant'Apollinare in Classe |
![]() Sant'Apollinare in Classe, interno |
![]() Pineta di Classe |
Ravenna è una città unica al mondo, dalle origini antiche, con un passato glorioso dove arte, storia e cultura hanno dialogato incessantemente. Dal V secolo d.C. fu per ben tre volte capitale: durante le ultime fasi dell'Impero Romano d'Occidente (402-403), con i Goti di Teodorico (493-596) e con i Bizantini (553-751). I preziosi mosaici custoditi negli edifici paleocristiani e bizantini della città sono la prova di tale incomparabile grandezza. Ravenna dunque è stata il maggiore centro politico e culturale dell’Occidente nei secoli che accompagnarono il declino della civiltà latina ma, dal Medioevo sino all'età contemporanea, si è arricchita di altri importanti monumenti tra cui la Rocca Brancaleone, la Biblioteca Classense, la Torre Civica, le porte monumentali di accesso al centro cittadino, il sepolcro di Dante Alighieri.
Dante e Ravenna
Dante, abbandonata definitivamente Verona nel 1317, trascorse gli ultimi anni della sua vita a Ravenna, ospite, insieme con i figli Pietro, Jacopo e Antonia, di Guido da Polenta. Durante il soggiorno ravennate il poeta si dedicò alla conclusione del Paradiso, favorito anche dal fatto che il signore della città, che pure gli affidò ambascerie e relazioni cancelleresche, non pretese mai un servizio continuo ed effettivo di segretariato. È probabile che qui Dante abbia costituito una sorta di piccolo cenacolo con alcuni allievi illustri, tra cui lo stesso Guido Novello. Alcuni espliciti riferimenti a Ravenna o a personaggi appartenenti alla città sono presenti in tutta la Commedia. Durante gli anni ravennati, Dante fu sicuramente a Verona nel 1320, per esporre pubblicamente una sua opera latina (Questio de aqua et de Terra) e a Venezia nel 1321, come oratore in un’ambasceria per sostenere le motivazioni di Guido Novello da Polenta nel contrasto con i veneziani sul commercio del sale. Di rientro da quel viaggio, nella notte tra il 13 e il 14 settembre, morì per le febbri malariche contratte nel passaggio attraverso le paludi di Comacchio.
La vicenda delle ossa
La salma di Dante venne tumulata in un sarcofago collocato sotto il portico esterno del convento dei Francescani, a sinistra della facciata della Basilica di San Francesco. I fiorentini non tardarono a rivendicare le ossa e nel 1519 il Papa Leone X, di casa Medici, accolse la richiesta; quando però fu il momento di aprire il sarcofago, questo fu trovato vuoto. Furono gli stessi Francescani a trafugare le ossa praticando un foro al sarcofago e al muro del loro convento su cui esso era appoggiato. Le ossa rimasero nascoste nel convento fino al 1810, quando i Francescani dovettero andarsene a causa delle leggi napoleoniche. Prima però di abbandonare l'edificio, nascosero l'urna dentro una porta murata del Quadrarco di Braccioforte. Nel 1885 l'urna venne ritrovata per caso, durante alcuni lavori realizzati in vista del VI centenario della nascita del Poeta. In seguito al ritrovamento, le ossa vennero posizionate nell'arca sepolcrale all'interno del tempietto realizzato nel 1780 dall'architetto Camillo Morigia.
I monumenti
I mosaici: sono la testimonianza più emblematica del glorioso passato ravennate. Dante ebbe modo di vedere queste opere uniche al mondo e di trarne ispirazione per la sua Commedia. Il Mausoleo di Galla Placidia (386-452) è un monumento funerario cristiano a forma di croce latina costruito per la sorella dell'Imperatore bizantino Onofrio. L'edificio è pressochè integro sia nella struttura che nei mosaici che arricchiscono il soffitto e le pareti interne. La cupola simboleggia il cielo ed è la parte più significativa della decorazione, dove emerge al centro la Croce della Risurrezione, simbolo di vita eterna. La Basilica di San Vitale è sede della cattedra arcivescovile ravennate ed è considerata tra le massime opere dell’arte tardo-romana, celebre per i mosaici commissionati dall’arcivescovo Massimiano (546/556 d.c) con le figure dell’imperatore Giustiniano e dell’imperatrice Teodora. La Basilica di Sant'Apollinare Nuovo, eretta tra il 493 e i primi del secolo VI, è la più importante testimonianza dell’incontro tra romanitas e barbaritas, tra culto ariano e culto cattolico. Sono tre le fasce in cui si dispiegano le opere musive: la parte superiore, la più antica, comprende 26 scene ispirate al Nuovo Testamento; La fascia mediana rappresenta 32 profeti, 16 per lato, un vero capolavoro iconografico; la fascia inferiore rappresenta una sfarzosa processione di Sante e Santi. Il Battistero Neoniano, sul cui pavimento troneggia l’ambone marmoreo, è famoso per i mosaici della cupola commissionati dal Vescovo Neone; di grande valore iconologico, il “giardino celeste”, il Regno di Dio che attende i neofiti battezzati in questo battistero. Si tratta di un giardino-Paradiso, dove trionfano piante, uccelli e fiori disposti con raffinata sensibilità artistica. Il Museo Arcivescovile fondato nel 1734 è il primo Museo diocesiano sorto in Italia. Nel percorso espositivo si alternano ambienti storici, reperti archeologici e opere d'arte. Di notevole rilievo ed interesse sono i mosaici dell'abside di un'antica cattedrale intitolata al Vescovo Ursus (396 d.c.), fra cui emerge per il raffinato disegno l'immagine di una Madonna in preghiera. La visita al Museo offre infine un'emozionante sorpresa: la Cappella Arcivescovile di Sant'Andrea, costruita come oratorio privato da Pietro II, vescovo di Ravenna (494 - 519), e decorata con splendidi mosaici dell'inizio del V secolo. La basilica di Sant'Apollinare in Classe è situata a circa 5 chilometri dal centro di Ravenna. È stata costruita nella prima metà del VI secolo, finanziata da Giuliano Argentario per il vescovo Ursicino; All'interno della basilica le pareti sono spoglie, eccetto la zona absidale, ricoperta da mosaici risalenti a epoche diverse. Nella zona più bassa dell'abside si apre una verde valle musiva, fiorita, con rocce, cespugli, piante e uccelli. Al centro si erge solenne la figura di sant'Apollinare, primo vescovo di Ravenna, con le braccia aperte in atteggiamento orante.
La Tomba di Dante: Il monumento, costruito nel 1780 circa, è a forma di tempietto neoclassico coronato da una piccola cupola. Al suo interno è posto il sarcofago dantesco, sopra al quale un bassorilievo raffigura Dante pensoso davanti ad un leggio. Attualmente la tomba è monumento nazionale ed attorno ad essa è stata istituita una zona di rispetto e di silenzio chiamata Zona Dantesca.

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Il Quadrarco di Braccioforte: sorge di fianco al sepolcro di Dante e anticamente era un oratorio. Il suo nome sembra derivato dalla leggenda di due persone che qui invocarono, a garante di un loro contratto, il “braccio forte” del Salvatore, la cui immagine era dipinta nel luogo. Qui rimase nascosta l’urna con le ossa di Dante dal 1810 al 1885, per volere dei frati Francescani .
Basilica di San Francesco: La chiesa fu fatta erigere a metà del V secolo dal Vescovo Neone che la dedicò agli Apostoli. Fu modificata nel corso dei secoli. Viene detta la “Chiesa di Dante” perchè il Poeta vi si recava a pregare e a meditare. Qui gli furono tributati gli onori funebri dalla Signoria dei Da Polenta e dal popolo.
Case dei Da Polenta: La più ragguardevole delle residenze dei Da Polenta (la cosiddetta Casa di Francesca) è in Via Zagarelli alle Mura. I Da Polenta si stabilirono in città tra il XII e il XIII secolo: questa famiglia ebbe la supremazia a Ravenna dal 1275, quando Guido Minore da Polenta, padre di Francesca da Rimini, protagonista del V canto dell’Inferno, cacciò dalla città i suoi avversari politici. Governarono fino al 1441, quando subentrò il dominio della Repubblica di Venezia. Nell’odierna Via Corrado Ricci è situato l’antico Palazzo Rasponi-Bellenghi, forse appartenuto ai Da Polenta e costruito da Guido Novello prima del 1318. Cesare Rasponi lo acquistò e ampliò nel XVI secolo. Dove attualmente è ubicato il Palazzo Lovatelli- Brandolini sorgevano la Domus Magna dei Polentani e altre due case contigue precedute dal portico e collegate con via Zagarelli alle Mura. Il proprietario era Lamberto da Polenta, morto nel 1316.
Il Museo Dantesco: inaugurato nel 1921, in occasione del VI centenario della morte, raccoglie opere relative al Poeta e ai suoi scritti. Una particolare sezione espone documenti, plastici, progetti e materiale risalente alla realizzazione del sepolcro e alle donazioni portate alla tomba nei vari anniversari danteschi, oltre alla cassetta lignea che servì a conservare le ossa del poeta nel periodo tra il 1667 e il 1865.
Il Centro Dantesco dei Frati Minori Conventuali: costituito dalla Biblioteca e dal Museo, fu ideato da padre Severino Ragazzini alla vigilia del VII Centenario della nascita del Sommo Poeta (1965). Il centro, oltre a raccogliere, valorizzare e tutelare il diverso materiale bibliografico e documentario inerente l'opera dantesca, offre un contributo originale e significativo al multiforme approccio al Poeta. Da un lato l'approfondimento degli aspetti spirituali, dall'altro la diffusione della sua arte attraverso convegni, conferenze, letture, attività didattiche, rassegne, mostre.
La Basilica di Santa Maria in Porto: La tradizione racconta che in questa chiesa gli angeli, attraverso il mare, vennero a deporre nelle mani di Pietro il Peccatore l’immagine marmorea della Madonna Greca. La Vergine Orante è attualmente conservata nella basilica di S. Maria in Porto, ubicata in via di Roma.
Biblioteca classense: la storica biblioteca è ubicata all’interno dell’Abbazia camaldolese. All’interno delle sale e lungo i corridoi si possono ammirare opere di numerosi artisti eseguite fra i secoli XVI e XVIII. Di assoluto rilievo l’Aula Magna o Libreria, realizzata a cavallo fra Seicento e Settecento dall'abate Pietro Canneti, ornata di statue, stucchi e di scansie lignee finemente intagliate e decorata con affreschi e dipinti di Francesco Mancini. La biblioteca ospita una vasta raccolta di volumi appartenenti a varie tipologie documentarie: opere a stampa, antiche e moderne, manoscritti, incisioni, mappe, fotografie, documenti d'archivio e materiale multimediale. Complessivamente, il patrimonio librario a stampa della Biblioteca Classense si stima in circa 800.000 unità bibliografiche.
Domus dei Tappeti di Pietra: uno straordinario sito archeologico, tra i più importanti scoperti negli ultimi decenni. Si tratta di un complesso di strutture edilizie sovrapposte, databili dall'età romana repubblicana (III-II sec. a.C.) al periodo bizantino. Dopo il loro restauro, a partire dal 2002, i Tappeti di pietra sono stati ricollocati nel luogo dove sono stati scoperti, in un ambiente sotterraneo appositamente realizzato al quale il pubblico può accedere dalla chiesa di Sant'Eufemia.
La Pineta di Classe: “La pineta in sul lito di Chiassi”(Pg. XXVIII canto) viene ricordata quando Dante e Virgilio entrano nella selva incantevole del Paradiso terrestre, “La divina foresta spessa e viva”. Collocata a sud della città di Ravenna, nell’area compresa tra le località di Classe e Cervia, è considerata un vero e proprio monumento naturale, inserita a ragione tra le aree protette del Parco del Delta del Po.