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POMPOSA

San Pier Damiani, monaco e cardinale erudito nato a Ravenna nel 1007, incontra Dante nel XXI canto del Paradiso. Nella magnificenza dello spazio celeste, Dante, accompagnato da Beatrice, dialoga con il Santo il quale si lascia andare ad una invettiva contro la corruzione del clero e ricorda con affetto un suo soggiorno a Pomposa:

 

In quel loco fu’ io Pietro Damiano,

 

e Pietro Peccator fu’ ne la casa

 

di Nostra Donna in sul lito adriano

 Abbazia di Pomposa.

La presenza già certa al VI-VII secolo di un cenobio benedettino nell’Insula Pomposia è testimoniata, per la prima volta, in un documento dell’anno 874 in cui Papa Giovanni VII reclamava al papato la giurisdizione sul monastero contro la diocesi di Ravenna. Luogo ameno e fertile, l’isola pomposiana, delimitata dal mare e da due fiumi (il Po di Goro e il Po di Volano) favorisce lo sviluppo di un’abbazia ricca e potente, che raggiunge l’apice della sua fama e l’indipendenza nel XI secolo. È il ravennate abate Guido degli Strambiati (morto nel 1046) l’iniziatore della radicale riforma delle fabbriche pomposiane che, nel corso dell' XI secolo, vengono ampliate e abbellite: nel 1026 viene riconsacrata la chiesa, nel 1063 costruita la torre campanaria e, nell’arco dello stesso secolo, vedono la luce i chiostri e il Palazzo della Ragione, nel quale l’abate di Pomposa esercitava la giustizia civile. Centro primario di vita religiosa e spirituale, la Pomposa dell’epoca di Guido fu frequentata da numerose personalità illustri, tra cui spiccano San Pier Damiani, la cui anima Dante incontrerà nel XXI canto del Paradiso, e Guido d’Arezzo il quale sembra abbia elaborato proprio qui il suo metodo di scrittura delle note musicali. Nell' XI secolo la comunità monastica di Pomposa contava più di cento monaci; fama e prosperità proseguono per i due secoli successivi, ma dal XIV secolo inizia il declino. il Po, che l'aveva resa felice, sarà la rovina dell'isola. Alluvioni e impaludamenti porteranno alla decadenza lenta ma inesorabile dell'abbazia che si conclude con il definitivo allontanamento dei benedettini nel 1671. In questi ultimi decenni, Pomposa, oggetto di cura e restauri, è tornata a presentarsi al mondo e lo fa con le imponenti testimonianze del suo passato.

Oggi il complesso pomposiano è costituito dalla chiesa abbaziale di Santa Maria con campanile, la sala capitolare, il refettorio, la cosiddetta “Sala delle Stilate” e il dormitorio (oggi Museo Pomposiano) che descrivono l’ambito del chiostro mancante del lato ovest; comprende inoltre il Palazzo della Ragione e il recinto del cimitero dei frati situato a nord della chiesa. Si tratta in realtà solo di una parte del vasto convento benedettino che era dotato di numerosi altri edifici. Anche se profondamente mutilato il complesso di Pomposa conserva una altissima qualità e può essere a ragione considerato come uno dei capisaldi della storia artistica del Medioevo padano.

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