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GALEATA

GALEATA

Galeata è l’erede della città romana di Mevaniola, menzionata da Plinio il Vecchio (attualmente visibile l’edificio termale e il teatro). Fra il V e il VI secolo d.C. si pone la prima fase di costruzione dell’Abbazia di S. Ellero e l’edificazione della “Villa di Teodorico” con elegante impianto termale.

Nel Medioevo il territorio galeatese è caratterizzato dalla presenza di castelli, d’insediamenti religiosi e borghi.

Nel corso del XV secolo Galeata passa sotto l’influenza di Firenze rimanendovi per vari secoli, tanto che è ancora oggi percepibile l’influenza toscana amalgamata a quella romagnola, nel dialetto, nelle tradizioni, nella gastronomia. Quest’impronta toscana è evidente nell’architettura e nelle opere artistiche conservate nelle chiese.

A documentare l’appassionate storia della Valle del Bidente troviamo, a Pianetto, il museo civico Mambrini; il Museo, in cui sono esposti reperti archeologici e artistici, costituisce il centro ideale di un territorio tutto da scoprire, ricco di chiese, resti archeologici, vie silenziose e angoli nascosti.

 

DA VISITARE A GALEATA

  • Area archeologica della città romana di Mevaniola

Il sito della città romana di Mevaniola è stato scavato a più riprese dalla Soprintendenza archeologica dell’Emilia - Romagna. Le ricerche hanno portato alla luce alcune strutture ricollegabili all’impianto cittadino: l’edificio termale (parzialmente visibile), l’ipotetica area forense, il piccolo teatro e la cisterna (visibili). Il teatro (I sec. a.C.) non risponde ad un modello architettonico romano, ma si avvicina a modelli di tipo greco - ellenistici, in particolare nell’orchestra perfettamente circolare e tangente alla scena.

Nel 1993 è stato indagato un settore della necropoli, i cui corredi sono esposti nel museo civico “Mons. Domenico Mambrini”.

Il nome Mevaniola ricorda l’antica Mevania, oggi Bevagna in Umbria, ma i rapporti fra le città e i due toponimi non sono ancora ben chiari.

  • Area archeologica della Villa di Teodorico

Nel 1942 un gruppo di studiosi dell’Istituto Archeologico Germanico di Roma mise in luce i resti di una struttura, in realtà assai modesta, che venne identificata con il palazzo di caccia del re Teodorico.

Leggenda e storia s’intrecciano nell’antico codice che racconta la Vita di Sant’Ellero in cui si narra che Teodorico si fece costruire un palazzetto di caccia, imponendo forzatamente agli abitanti la collaborazione: “In quel tempo il re Teodorico venne per costruirsi un palazzo sotto quello stesso monte, sopra il fiume Bidente, e aveva stabilito molte corvées per le popolazioni vicine”.

Dal 1998 sono ripresi gli scavi da parte del Dipartimento di Archeologia dell’Università di Bologna che hanno individuato sia strutture romane che teodoriciane.

In particolare per il periodo teodoriciano (fine V – VI secolo d.C.) è stato scoperto un elegante quartiere termale pertinente ad una estesa e ricca residenza signorile con funzioni di controllo territoriale sull’alta valle del Bidente. Le ricerche hanno portato alla luce gli spazi canonici delle terme romane, con la successione di ambienti riscaldati artificialmente (calidarium e tepidarium) e di ambienti freddi (frigidarium).

Le eleganti sale decorate con mosaici pavimentali e parietali e con lastre di marmi preziosi, illuminate da grandi vetrate, la ricca presenza dell’acqua nelle vasche, nelle fontane, nella grande piscina che ornava la grande corte lastricata ci restituiscono l’immagine di una vita fatta di agi, di passeggiate, di conversazioni, di letture di classici greco - latini, di giochi: la piena incarnazione dell’ideale dell’otium.

  • Abbazia di Sant’Ellero

L’abbazia di S. Ellero fu fondata presumibilmente alla fine del V inizi VI secolo da Ellero che, come ci narra la Vita del Santo, si ritirò a vita ascetica nell’alta valle del Bidente.

A causa delle vicissitudini dei tempi e delle periodiche scosse sismiche, l’edificio che oggi ci appare è il sovrapporsi di varie fasi costruttive e di numerosi restauri.

L’interno è ad unica navata e si conclude con un presbiterio sopraelevato e abside rettilinea.

La parte più affascinante dell’edificio è di certo la cripta in cui ha luogo un complesso rito religioso legato alla magia della pietra.

Da segnalare: La facciata romanica (XI-XII secolo), in blocchi di arenaria, dominata dal portale con colonnine binate ornate da capitelli con figure di monaci e sirene; la cripta, all’interno della quale è conservato il sarcofago del Santo (fine VIII – inizi IX secolo), ornato da croci entro nicchie.

  • Castello di Pianetto

Il Cardinale Anglico nel 1371 così descrive il castello di Pianetto: “è in una costa sopra una altissima ripa, sopra il fiume acquedotto, è sulla strada che va in Toscana”.

Nel XIII sec. apparteneva ai conti Guidi, per passare poi nelle mani dei fiorentini.

Il dominio e l’influenza degli abati di Sant’Ellero sono comprovati dall’elezione, avvenuta nel 1316, dell’abate di S. Ellero nella chiesa di S. Maria del castello di Pianetto.

La struttura attualmente visibile, si compone di una cinta muraria (più di 300 metri) con salienti difensivi. Due le porte di penetrazione ed, al centro, il mastio a base quadrangolare di 5 metri di lato ed un’altezza di circa 10 metri

  • Chiesa di Santa Maria dei Miracoli a Pianetto

La chiesa di S. Maria dei Miracoli fu edificata nel 1497 per il miracolo avvenuto in un’abitazione di Pianetto dove, una tavoletta raffigurante la Madonna, fu vista piangere e versare dal seno gocce simili al latte.

L’edificio, dalle linee architettoniche rinascimentali, è dominato internamente da un tempietto che si estende verso il centro dell’unica navata, in cui è venerata la tavoletta del miracolo. Conserva prestigiose opere pittoriche del XVI e XVIII secolo, fra cui una Visitazione del pittore fiammingo Giovanni Stradano del 1599. Di straordinario pregio, inoltre, le decorazioni in arenaria con insegne e stemmi gentilizi.

Di fianco alla chiesa sorge il convento dei Padri Minori (sede del museo civico) in cui, degno di nota, è il chiostro.

  • Museo Civico “Mons. Domenico Mambrini” a Pianetto

Il museo ha sede nel convento dei Padri Minori di Pianetto, nei pressi dell’area archeologica della città romana di Mevaniola.

Reperti di varie epoche testimoniano l’antichissima storia del territorio di Galeata: lo splendore della città umbro-romana di Mevaniola, la raffinata ed elegante villa di Teodorico, la solitaria Abbazia di S. Ellero, il castello di Pianetto.

Gli oggetti vengono esaltati nella cornice conventuale che li ospita in un continuo dialogo con gli spazi e con le sobrie linee dell’architettura rinascimentale di impronta toscana.

Il Museo è diviso in due sezioni, una archeologica e l’altra storico-artistica.

La sezione archeologica si snoda a partire dalla collezione di Mons. Domenico Mambrini (1979-1944), fondatore del museo e collezionista di antichità. Da qui inizia un percorso dedicato ai siti archeologici del territorio, con i rinvenimenti pre-protostorici; si passa poi alla sala delle città romana di Mevaniola in cui spiccano la magnifica chiave onoraria a testa di cane e la commovente stele funeraria di Rubria Tertulla. Il percorso prosegue con la tardo antichità e il Medioevo, i cui reperti più prestigiosi sono il rilevo raffigurante il leggendario incontro fra il Santo Ellero e il re degli ostrogoti Teodorico e la statua-colonna raffigurante l’Infanzia di S. Nicolò.

Infine nella sezione storico-artistica sono conservate opere in cui si percepisce il segno di Firenze. Da segnalare lo stemma nobiliare in pietra serena attribuito a Desiderio da Settignano e gli affreschi provenienti dalla chiesa del Pantano.

Il Museo propone ai visitatori un ricco programma di eventi, laboratori e attività didattiche per le scuole e per gli adulti che permettono di avvicinarsi in maniera dinamica e partecipativa all’archeologia e all’arte antica.

  • Centro storico e Palazzo del Podestà

Nelle caratteristiche vie a porticati (via Zannetti e via IV Novembre), fiancheggiate da dimore con pregevoli stemmi nobiliari, emerge il palazzo del Podestà con la torre civica ed il marzocco fiorentino, nel quale il leone sorreggere lo stemma della comunità di Galeata. All’interno del palazzo è conservato l’archivio storico della comunità di Galeata.

Nel centro della cittadina sono da segnalare inoltre la pieve di S. Pietro in Bosco (di origini paleocristiane) e la Chiesa seicentesca della Madonna dell’Umiltà.

 

Prodotti tipici enogastronomici e dell’artigianato

Il Raviggiolo è un formaggio fresco dal sapore delicato, ottenuto dalla caseificazione di latte vaccino crudo senza rottura della cagliata e, successivamente, scolato su foglie di felce.

La Razza Bovina Romagnola nella cucina tradizionale trova la sua massima espressione nell’utilizzo delle parti dell’animale oggi ritenute meno nobili, per bolliti e stufati. Grazie ad un’attenta riscoperta, questi prodotti possono essere apprezzati nei punti vendita e nei ristoranti del territorio.

Il tortello alla lastra è un particolare tortello ripieno di zucca e patate o di erbe selvatiche, tradizionalmente cotto su una lastra di pietra arenaria.

 

Nelle campagne di Galeata si produce un ottimo Vino, in particolare l’Azienda Pertinello realizza un sangiovese superiore apprezzato a livello nazionale.

 

Lavorazione artigianale dell’arenaria, pietra tipica dell’Appennino tosco-romagnolo, che affonda le proprie radici nel medioevo. Il mestiere dello scalpellino, prettamente familiare, sta scomparendo per lasciare il posto ad importanti aziende (nate da quella tradizione) specializzate nel recupero e nella pavimentazione dei centri storici e nella realizzazione di elementi di arredo urbano.

 

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